lunedì 28 settembre 2009

MARILLION - Marbles (2004)


Voto


Precisiamo subito che la recensione si riferisce alla versione doppia del disco. Infatti nei negozi era possibile trovare la versione single CD che lasciava molto perplessi. Nonsi capisce infatti come alcuni brani davvero splendidi siano stati relegati alla versione doppio CD reperibile solo sul sito della band. Misteri.
Comunque Marbles è un gran bel lavoro. E' il secondo
disco, dopo Brave, davvero importante per la crescita musicale del gruppo epoca Hogarth.
Il primo CD è eccellente e progressivo in senso molto moderno. Ci sono lunghe strutture come The Invisible Man e Ocean cloud (fra le migliori composizioni in assoluto dei Marillion) che presentano sonorità scure, affascinanti, ammalianti, con improvvise sferzate, colpi geniali, melodie eleganti e moderne. Due brani fantastici. C'è Genie, un gioiellino spensierato molto britannico che riporta alle vecchie b'sides di qualità dei Marillion. Fantastic place e The only unforgivable thing sono brani di un'eleganza unica, con ottimi arrangiamenti di Mr. Kelly e sapienti cesellature di Rothery. Peccato che il secondo CD non conservi la stessa drammaticità della prima parte. The Damage, You're gone (top ten inglese fra l'altro) e la bella Don't hurt yourself sono brani carini ma che non mordono più di tanto. Si fanno ascoltare. Angelina risulta poi, a dire il vero, un po' stucchevole. Il finale del Cd però si rialza orgogliosamente con l'oscura Drilling Holes e la bellissima chiusura di Neverland.
Marbles è dunque un disco importantissimo per l'evoluzione della band; un progressive in tutto e per tutto moderno, slegato dai giganti del passato, in una parola: originale. La qualità è davvero alta e solo un alleggerimento eccessivo nella seconda parte impedisce a Marbles di ottenere una votazione all'altezza dei classiconi degli anni ottanta. I 18 minuti di Ocean Cloud rimarranno però indelebili nella loro discografia.

* Fra i numerosi live del periodo messi in circolazione del sito ufficiale si consiglia per lo meno il doppio Marbles by the Sea con la riproposizione completa di Marbles con Ocean Cloud come bis.

martedì 15 settembre 2009

MARILLION - Anorak in the UK (2002)


Voto ½

Ottimo live della fase di transizione a cavallo dei due millenni. I brani di Anoraknophobia fanno la parte del leone con ottime versioni ma si segnalano anche le belle Rich, Go, Man of a thousand faces, le splendide Out of this world, Afraid of sunlight, The Great escape, King. La registrazione davvero ottima è una goduria per l'orecchio. Le uniche pecche si possono trovare nell'esclusioni di alcuni capolavori come This strange engine, Interior Lulu, Cathedral wall. Assolutamente da preferire la versione doppia del CD rispetto a quella singola, commercializzata. La single version include Easter mentre nella doppia i brani sono ben 17 con le ottime aggiunte di This is the 21st century e When I meet God.
Comunque i Marillion si presentano negli anni 2000 pieni di energia e di ispirazione. Il grande colpo (Marbles) è dietro l'angolo.

lunedì 14 settembre 2009

MARILLION - Anoraknophobia (2001)


Voto


Quando usci Anoraknophobia venne accolto malissimo da tutti. Il suono sembrava essersi banalizzato, le melodie sembravano ripetitive, l'introduzione di alcune basi di batteria elettronica erano poi l'ultimo affronto verso i fan storici dei Marillion.
In realtà l'album risulta piacevole, rilassato e intrigante. Sono serviti anni per arrivare a questa valutazione ma direi che l'album abbia dimostrato il consueto coraggio da parte dei britannici di sfidare le aspettative dei fan. Se tutti i pezzi fossero stati un po' più corti di 1-2 minuti la valutazione sarebbe potuta essere anche migliore. Se l'inizio di Quarts può risvegliare i fantasmi di House il suo lento andamento risulta ipnotico e psichedelico. Ancora meglio funziona This is the 21st century, 11 minuti - forse troppi - di allucinate visioni progressive. Between you and me, Map of the world e Separated out rispecchiano il lato più aggressivo e melodico della band mentre When I Meet God resuscita fantasmi progressivi di grande dolcezza e malinconia. If my heart were a ball it would roll uphill rispecchia nel suo evolversi la pazzia del titolo.
Insomma un album piacevole che ha notevolmente migliorato col tempo il suo quoziente di gradimento.


martedì 8 settembre 2009

MARILLION - marillion.com (1999)



Voto


Marillion.com definisce meglio le linee guida da Radiation pur senza grandi colpi di coda. Insieme al successivo album rappresentano un trittico di album di transizione, fondamentali quanto incerti; a degli sprazzi improvvisi di genialità si alternano a prove insapori e poco convinte.
L'inizio è molto gradevole: A legacy è molto retrò (forse troppo) ma le sonorità vintage avvolgono bene. Deserve è fra i brani che preferisco, molto moderna con il tocco di sassofono e la melodia vocale davvero trascinante. Go segue Few Words for the dead come opener dei concerti, una canzone lenta, ammaliante con un gran bel finale solare. Rich è puro divertimento, nulla più. Built in bastard radar è odiosa, sciocca, sempliciotta. Melgio la serena Tumble down the years anche se rimane sempre poco palpabile. Interior Lulu è un'improvvisa luce che si accende verso fine disco. 15 minuti innovativi e geniali. Non si ricalcano le direttive della precedente suite This Strange Engine. Moderne sonorità percussive lasciano il passo a un indiavolato solo di sintetizzatore ceh conduce a un'angosciante conduzione vocale di Steve Hogarth sfociante però in un bel ritornello con belle aperture. Un intermezzo semi acustico conduce a un momento quasi psichedelico, di attesa che prelude al finale sincopato e disperato. Davvero originale e davvero bella, purtroppo dimenticata dalla band almeno da 8-9 anni. E' un peccato che gli ultimi dieci minuti del disco siano occupati dalla stagnante House, quasi una musica da sottofondo in un pub affollato alle sette di sera. Mah...
Marillion.com rimane un disco non perfetto ma a tratti molto gradevole e con alcune sonorità che troveremo poi in Marbles.

mercoledì 2 settembre 2009

MARILLION - Radiation (1998)


Voto ½

Radiation è un album importante. I Marillion di oggi sono partiti dieci anni fa proprio con questo disco. All'epoca mi entusismò poco. Oggi me lo gusto meglio. Il suono di Brave viene attualizzato, snellito, imbastardito con le nuove tendenze electro-pop-rock dei Radiohead. Non essendo un particolare fan della band di Tom York posso dire tranquillamente che i Marillion risultano essere molto più interessanti e particolari dei Radiohead, pur avendo verso di loro un debito nemmeno tanto nascoto.
Under the sun è un bel brano rock, morde bene e fila alla grande. Answering machine è poco più che un divertissement in 6/8. Allegra quanto basta. Three minute boy inizia in stile Brave ma verso la metà cambia repentinamente in un rocker non particolarmente originale. I Marillion tirano fuori un'anima dolcissima in Now she'll never know e Born to run; molto piacevoli. Cathedral walls è il capolavoro del disco. Un acido dark prog d'atmosfera con un Hogarth schizzatissimo, il minimoog che mena le danze e un Rothery bello arcigno. Il finale di Few words for the dead (aprirà i concerti del tour) è lento e ipnotico e ci impiega ben 5 minuti la canzone per arrivare al liberatorio climax. Altri 5 minuti portano poi lentamente verso il rilassato finale. Brano molto strano, d'ispirazione Peter Gabriel. Intrigante.
L'album verrà votato miglior disco del 1998 dai lettori della rivista inglese Classic Rock. Senz'altro esagerato come giudizio. E' indubbio però che il disco risulta importante perchè apre una nuova strada ai Marillion, tutta da percorrere all'insenga dell'originalità e della qualità, con buona pace di giullari e camaleonti.