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Dodici anni dividono "The Wedge" da "Beat the drum". Il movimento New Prog inglese degli anni ottanta si è eclissato. I Marillion hanno cambiato pelle già da un decennio, i Twelfth Night scomparsi. Gli IQ hanno saputo rinnovarsi realizzando ottimi album. I Pendragon, indomiti, hanno affinato negli anni uno stile peculiare di certo non innovativo, ma senz'altro personale.
I Pallas ufficialmente non si sono mai sciolti. Mike Stoobie ha sostituito Ronnie Brown alle tastiere per tutti gli anni novanta. Nel '97 però il ritorno di Brown ha segnato una decisa accelerazione nell'attività dei 5 scozzesi. Il batterista storico Derek Forman cede le bacchette a Colin Frazer, si recuperano alcuni brani originariamente composti per il progetto "Voices in the dark" di inizio anni 90 e si aggiungono nuove composizioni.
Il risultato è molto vitale. Brani aggressivi di media durata "Call to arms", "Hide and Seek", "Man of Principle" ci riportano
ai Pallas di "Stranger" e "Dance through the fire" mentre composizioni più elaborate ci restituiscono dei Pallas in formissima e ispirati: la title track "Beat the drum" e "Fragments of the sun" sono fra gli apici del lavoro e coniugano la moderna epicità progressiva con il classico stile dei Pallas fatto di malinconia e nebbiose ambientazioni.
"Ghosts", "Spirits" e "Blood and Roses" rappresentano invece degli splendidi affresci molti intimistici, carichi di pathos e di splendide melodie. Davvero brani ben riusciti grazie anche alla bella prova vocale di Alan Reed. Le tastiere di Ronnie Brown intessono fantastici tappeti e melodie sognanti ben calibrate, ed è soprattutto suo il merito dei bei arrangiamenti.
In definitiva un gran bel disco. Da qui in poi i Pallas vireranno un po' troppo verso composizioni ambizione perdendo di vista una delle loro particolarità: la capacità di comporre agili brani di facile presa senza rinunciare al gusto per la bella melodia prog.