martedì 8 settembre 2009

MARILLION - marillion.com (1999)



Voto


Marillion.com definisce meglio le linee guida da Radiation pur senza grandi colpi di coda. Insieme al successivo album rappresentano un trittico di album di transizione, fondamentali quanto incerti; a degli sprazzi improvvisi di genialità si alternano a prove insapori e poco convinte.
L'inizio è molto gradevole: A legacy è molto retrò (forse troppo) ma le sonorità vintage avvolgono bene. Deserve è fra i brani che preferisco, molto moderna con il tocco di sassofono e la melodia vocale davvero trascinante. Go segue Few Words for the dead come opener dei concerti, una canzone lenta, ammaliante con un gran bel finale solare. Rich è puro divertimento, nulla più. Built in bastard radar è odiosa, sciocca, sempliciotta. Melgio la serena Tumble down the years anche se rimane sempre poco palpabile. Interior Lulu è un'improvvisa luce che si accende verso fine disco. 15 minuti innovativi e geniali. Non si ricalcano le direttive della precedente suite This Strange Engine. Moderne sonorità percussive lasciano il passo a un indiavolato solo di sintetizzatore ceh conduce a un'angosciante conduzione vocale di Steve Hogarth sfociante però in un bel ritornello con belle aperture. Un intermezzo semi acustico conduce a un momento quasi psichedelico, di attesa che prelude al finale sincopato e disperato. Davvero originale e davvero bella, purtroppo dimenticata dalla band almeno da 8-9 anni. E' un peccato che gli ultimi dieci minuti del disco siano occupati dalla stagnante House, quasi una musica da sottofondo in un pub affollato alle sette di sera. Mah...
Marillion.com rimane un disco non perfetto ma a tratti molto gradevole e con alcune sonorità che troveremo poi in Marbles.

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